Bibliografia 2020-05-25T16:25:27+02:00

Lo studio delle malocclusioni

Studio del caso

Lo studio delle malocclusioni* richiede, oltre all’esame obiettivo, una raccolta di records diagnostici, utile a studiare il caso nella sua individualità ed interezza.
Tali records sono: foto viso, foto intraorali, modelli studio, radiografie utili nel caso specifico, altri esami strumentali.
Vengono eseguite le fotografie, del viso in proiezione frontale a riposo, frontale con sorriso, e laterali di destra e sinistra, utili per studiare antropometricamente la tipologia facciale, nonché i tessuti molli.

APPROFONDIMENTO

Vengono eseguite le foto intraorali delle singole arcate e le proiezioni sagittali e frontali in occlusione, utili per avere un tempo zero della malocclusione esistente o della posizione dentale che potrebbe essere modificata.

>> Foto del viso per lo studio antropometrico

Viso frontali

Viso laterali

>> Foto intraorali

Intraorali superiore

Intraorali inferiore

Laterale sinistra

Laterale destra

Intraorali frontale

I modelli studio, vengono costruiti previo il rilevamento di un’impronta delle arcate dentarie e la registrazione dell’occlusione abituale del paziente. Grazie ai modelli studio, è possibile avere in mano la bocca del paziente e poterla studiare attentamente. Gli stessi possono essere montati su articolatori, che sono dispositivi tecnici atti a riprodurre i movimenti del soggetto, previa una registrazione dinamica dei movimenti mandibolari con apposite apparecchiature.

Modelli studio 1

Modelli studio 2

Modelli studio 3

Le radiografie utili nello studio di una malocclusione possono essere diverse:

l’ortopantomografia utile per avere una situazione chiara degli elementi dentari rispetto alle strutture di sostegno, la teleradiografia laterale del cranio (LL), ci consente di fare valutazioni sagittali, attraverso il tracciato cefalometrico. La teleradiografia postero anteriore (PA), che ci consente di valutare correttamente il piano trasverso.

L’rx delle ATM, ci fornisce utili informazioni circa il dinamismo scheletrico tra condilo e fossa a bocca chiusa e a bocca aperta. Ci consente anche di valutare la posizione degli stessi con eventuali rieducatori articolari (bite). Risulta essere un esame di base sul quale poter prescrivere un esame successivo, quale un cone beam oppure una risonanza magnetica.

Radiografia delle ATM

La TC e nello specifico la TC cone beam è l’esame più affidabile nell’ambito della diagnostica strutturale, poiché grazie alle riproduzioni dei modelli 3D è possibile visionare con estrema precisione eventuali difetti strutturali segnati da disfunzione dell’attività articolare.

TC Cone Beam delle ATM

Ortopantomografia

Teleradiografia del cranio in proiezione latero-laterale e tracciato cefalometrico

Radiografia Antero-Posteriore del cranio

Altri esami utili nello studio della malocclusione possono essere:

  • La kinesiografia e l’elettromiografia, meglio descritte nel paragrafo gnatologico.
  • Lo studio dei records diagnostici del paziente, ci consente di strutturare terapie individualizzate con risultati predicibili
Foto prima della terapia ortodontica, durante e dopo la terapia

Foto prima della terapia ortodontica, durante e dopo la terapia

La respirazione orale
Vogliamo fare un breve accenno anche alla respirazione orale, per sottolineare l’importanza interdisciplinare di tale disequilibrio funzionale tra le diverse discipline. La respirazione orale è un’alterazione dello schematismo respiratorio abituale. Può stabilizzarsi e creare una vera e propria patologia. L’aria inspirata transita attraverso il cavo orale e non attraverso le coane, come richiede la fisiologia. Tale tipo di attività può essere transitoria innescandosi a causa di determinati fenomeni (innalzamento delle resistenze aeree), che consentono al paziente di trarre vantaggio respirando dalla bocca. L’ostacolo nasale, responsabile della respirazione orale, può essere di varia natura, come allergie, anatomia atipica, traumi, innalzamento della volta palatina, causata da parafunzioni iatrogene. Se il modello respiratorio diviene cronicamente orale, si possono verificare conseguenze in numerosi distretti dell’organismo: lo sviluppo cranio-facciale, le vie aeree superiori e inferiori, il cavo orale, la postura. Possiamo definire un bambino “respiratore orale”, quando l’80% dei suoi atti respiratori avviene attraverso la cavità orale e viceversa possiamo definire “respiratore nasale”, se l’80% dei suoi atti respiratori avviene attraverso la cavità nasale. Possiamo definire “respiratore misto” nei valori di percentuale intermedi. Gli studi epidemiologici riferiscono che il 10-15% dei bambini abbiano attività di respirazione orale conclamati, con picchi maggiori nei periodi di allergie stagionali.

Foto prima della terapia ortodontica, durante e dopo la terapia

A livello del cavo orale è stato dimostrato che il flusso aereo cronicamente in transito attraverso il cavo orale comporta un’incidenza maggiore di xerostomia, tensione del muscolo orbicolare, deglutizione atipica, squilibri neuro-muscolari e malocclusioni. La saliva è molto importante per la difesa di denti e gengive, la sua riduzione può comportare, ad esempio, una non rimineralizzazione adeguata degli elementi dentari, altresì lo stato di secchezza cronica delle fauci è in grado di alterare la flora batterica, favorendo l’insorgenza di carie, infezione e parodontopatia. A causa della postura bassa e protrusa della lingua nei respiratori orali, questa non può svolgere la corretta funzione morfogenitrice sul palato, né contrastare la contrazione in direzione centripeta che le guance esercitano sul mascellare. Questa disfunzione comporta, per l’arcata superiore, una conformazione atipica del palato, costituendo una caratteristica forma a “V” dipendente da un mancato sviluppo trasversale dello scheletro mascellare.

La riduzione del diametro trasverso della volta del palato, corrisponde a uno sviluppo deficitario del pavimento delle fosse nasali, che si presenterà stretto e avrà difficoltà nell’accrescimento fisiologico. Nell’ambito occlusale, questo modello patologico di funzione è causa di malocclusioni sui tre piani dello spazio.

Sul piano trasverso, sarà possibile incontrare cross-bite monolaterali o bilaterali;

Morso crociato monolaterale e bilaterale; sul piano sagittale, sarà possibile diagnosticare seconde classi divisione uno, sul piano frontale open bite dentali e scheletrici.

L’insieme delle caratteristiche somatiche, scheletriche e dentarie, sono tipiche della cosiddetta “facies adenoidea”, frequente nel 25% dei casi dei soggetti respiratori orali.

La respirazione fisiologica, avviene senza sforzi, con la muscolatura periorale rilassata, con le arcate dentarie non in contatto e la lingua in posizione di riposo, ovvero, appoggiata sul palato, dietro la papilla retroincisiva dei centrali superiori. La normale ventilazione, vede l’utilizzo solo del diaframma e dei muscoli intercostali interni. Nella respirazione orale invece, vediamo l’utilizzo inadeguato di diversi muscoli che nelle condizioni prolungate, possono scompensarsi, andando ad inficiare sull’equilibrio posturale statico e dinamico, alterando posizione della testa, della lingua e del rachide. La respirazione orale, ha quindi interessanti ripercussioni sulla postura cranica e cervicale anche perché l’iperestensione del capo, porta al paziente un vantaggioso nell’approvvigionamento di aria.

Solow e Kreiborg nel 1977 sono stati i primi a proporre l’esistenza di una correlazione tra i cambiamenti morfologici dello scheletro, la pervietà delle vie aeree, il controllo neuromuscolare e la posizione della testa. Da questa breve descrizione è intuibile che il modello respiratorio individuale è in grado di influenzare la postura generale dell’organismo. Sappiamo bene le difficoltà che spesso si incontrano nella diagnosi e nello studio eziologico della respirazione orale. Sono molti i fattori che entrano in gioco e spesso si rischia di confondere le cause con gli effetti e viceversa. Solo una valutazione interdisciplinare può consentire una diagnosi più affidabile e terapie più adeguate, conservative e con prognosi più predicibili. L’interazione tra l’osteopatia, l’otorinolaringoiatria e l’ortodonzia, è di fondamentale importanza al fine di creare un equilibrio locale che vada a migliorare o a mantenere un equilibrio fisiologico più generale.