Approfondimento Terapia Gnaologica
TERAPIA GNATOLOGICA
Il trattamento dei pazienti con disfunzioni gnatologiche, prevede un percorso diagnostico complesso, che si avvale di protocolli diversi, a seconda delle necessità del caso specifico. Lo scopo per l’odontoiatra gnatologo, è quello di ricreare un equilibrio strutturale, muscolare e fuzionale del terzo inferiore del viso, affinché questo possa risolvere i disturbi correlati e donare armonia anche nei distretti contigui. La terapia è costituita da dispositivi, che possiamo denominare rieducatori di struttura e funzione, anche detti placche occlusali o meglio ancora, conosciuti come bite (da bite plane). Il termine bite, spesso viene generalizzato per denominare qualcosa che viene posizionato tra i denti, talora nell’arcata superiore , talora nell’arcata inferiore. In realtà i dispositivi di rieducazione, devono essere finemente studiati e applicati con molta cura e attenzione.
Gli obiettivi che devono soddisfare le placche occlusali, sono i seguenti:
- eliminare la propriocezione dell’occlusione esistente;
- rilassare i muscoli;
- correggere la posizione del complesso condilodiscale.
- contrastare la parafunzione notturna (serramento, bruxismo)
- riposizionare la mandibola assecondando o meno l’alterata postura del rachide cervicale.
- • L’eliminazione della propriocezione dell’occlusione abituale esistente è raggiungibile modificando le informazioni che giungono al SNC. Una placca, variando i rapporti anatomofunzionali del complesso condilo-discale, modifica le informazioni che partono dall’ATM, raggiungendo così lo scopo per cui è stata posizionata. Contemporaneamente, si modificano le informazioni provenienti dai recettori parodontali, relative a posizione, numero e forza dei contatti dentali.
• Il secondo obiettivo che si chiede a una placca occlusale è quello di procurare rilassamento muscolare. L’azione di una placca si esplica sui recettori muscolari in quanto, cambiando la dimensione verticale dell’occlusione, modifica l’informazione proveniente dai fusi neuromuscolari induce, in un tempo variabile e a secondo del soggetto, a rilassamento muscolare. Per una valutazione più precisa di questo percorso, ci si avvale di esami diagnostici, tra cui la Kinesiografia e l’elettromiografia di superficie, che ci aiutano nel monitorare i muscoli in spasmo in Tempo0 affinché vadano verso un miglioramento durante la terapia gnatologica.
• Il terzo obiettivo di una placca è quello di correggere ì rapporti del complesso condilodiscale. Una placca occlusale determina uno spostamento del condilo mandibolare a seconda delle necessità specifiche, permettendo al disco di riposizionarsi correttamente e di accompagnare l’escursione dei capi articolari durante i movimenti della mandibola. La difficoltà legata alle situazioni specifiche ed individuali, nelle diverse diagnosi disfunzionali, non consente di poter utilizzare lo stesso principio per tutti i casi clinici. Non è possibile né tanto meno prognosticamente favorevole, potersi affidare ad una standardizzazione di terapia. La placca dev’essere studiata quindi individualmente basandosi sulla diagnosi specifica del soggetto.
• Quarto obiettivo , molto importante, è quello di contrastare il serramento notturno che è una delle cause principali perché si possa sviluppare il quadro completo di DCCM.
In realtà un’eziopatogenesi conosciuta del serramento o del digrignamento non esiste. Sono state formulate negli anni molte ipotesi, tutte ragionevoli, ma l’idea che ci siamo fatti è che tale parafunzione ha una patogenesi multifattoriale. Proprio per tale ragione è impossibile poter dire con certezza che si riesca ad eliminare questa condizione, ma, possiamo dire con sicurezza che riusciamo quantomeno a contrastarne gli effetti, bloccando tutta una serie di correlazioni, che comportano uno scompenso più generale del corpo.
• Quinto ma non ultimo obiettivo della placca occlusale è quello riposizionare la mandibola affinché non vada ad inficiare sull’attività funzionale e strutturale del rachide cervicale, dando un interessante contributo ad un sistema così complesso e altrettanto importante del sistema posturale. Facendo una valutazione sia cefalometrica sia funzionale della posizione mandibolare e simulando gli eventuali effetti di una variazione della dimensione verticale (con un bite o con della registrazioni di masticazione) si potrà ponderare la stabilità della cervicale prima e dopo il nostro “intervento reversibile”. Lo gnatologo deve considerare che la mandibola, l’area cervicale e la lingua sono unità inscindibili e vanno valutate tutte con molta attenzione. La nostra “variabile” inserita in bocca, può condizionare la postura e la dinamica della regione cervicale dando un contributo più o meno importante, a seconda se la bocca sia una causa di uno scompenso cervicale o sia un effetto.